
Es 5
"Dopo, Mosè e Aronne vennero dal Faraone e gli annunziarono: "Dice il Signore, il Dio d`Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!". Il faraone rispose: "Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce per lasciar partire Israele? Non conosco il Signore e neppure lascerò partire Israele!". (v. 1-2)
Il mondo di oggi non sembra in apparenza quello del Faraone. Non c’è un dittatore che impone lavoro e schiavitù (almeno non dalle nostre parti...), pure è come fosse presente nel cuore di ciascuno. Il che è molto peggio. Si lavora sempre, si lavora anche di domenica (il giorno di preghiera e di “deserto” da dedicare al Signore). La produzione e il profitto sembrano considerarsi come valori primari e la preghiera un’attività inutile, quasi da perditempo, vecchie signorine, preti e fannulloni. Non è dunque così diverso... E le conseguenze si manifestano sotto forma di una decadenza morale e sociale che sempre più spesso sfocia in violenza verso se stessi o verso gli altri. Come scriveva anni fa un noto cantautore e poeta italiano... “per strada tante facce non hanno un bel colore...” (F. De André). Per questo è importante un’inversione di tendenza. Il nulla etico che attraversa ogni coscienza (e anche la nostra quando preghiamo poco, in modo superficiale e distratto o non preghiamo affatto) provocandone fragilità e disturbi non deriva altro che da un’errato uso del tempo che ci è concesso in questa vita. Perché alla fine è pur sempre con Lui e con noi stessi che faremo i conti di un tragitto al momento per nulla positivo. Davvero “senza di Lui non possiamo fare nulla...”.
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