giovedì 31 maggio 2018




Tempo di Dio... Per ascoltare e vivere in profondità


Spesso in numerosi brani della Bibbia si utilizza la ripetizione, una grande costante di tutta la prosa orientale. In questo modo il filo del racconto si dispiega lentamente come il placido movimento di un fiume in pianura. In tal modo esso si incide nella mente e nel cuore, creandovi una Presenza che dura nel tempo. Ciò induce la meditazione che individua e assimila il senso profondo degli accadimenti. Quanta fretta oggi nelle stringate comunicazioni informatiche!... Davvero il “tempo di Dio” è molto diverso dal nostro... Occorre fermarsi, dimenticare l’affanno presente e tornare ad “ascoltare” in silenzio e pace, senza orologi... In un tempo “esteso”... Come al di fuori del tempo.... I miei pensieri non sono i vostri pensieri. Ma qui è il Regno di Dio che trascende ogni affanno e la vera Pace. _

giovedì 12 aprile 2018




Es 10


Significativo l’inizio del capitolo. Dio permette e anzi incoraggia la sfida del Faraone (“indurisce” Lui stesso il cuore del sovrano) perché ne venga una più alta e convincente testimonianza. Il trionfo del male è sempre solo apparente perché serve in realtà a un Bene superiore come si constaterà anche nel Vangelo a proposito della morte di Lazzaro. Nel tempo limitato dell’uomo e della storia, il danno sembra inspiegabile e assume un valore assoluto ma nell’Eterno Presente di Dio (che per noi è il tempo della Fede...) ogni evento si colloca come un tassello in un luminoso mosaico di perfezione ove l’oscurità non fa che esaltare il dominio della Luce. Per il sapiente l’ombra non è che il dito di Dio, una guida che invita a guardare oltre l’orizzonte limitato delle circostanze. Tempo dell’uomo e tempo di Dio: riusciamo a vedere con gli occhi della Fede? Essa dilata e svela l’Eterno Presente solo ogniqualvolta superiamo una “prova”, passo dopo passo è solo per questa ascensione che ci è dato ogni castigo e in sorella Morte il Bene più grande!... _

mercoledì 28 marzo 2018




Es 7


Colpisce in questo capitolo l’indurimento del cuore del Faraone. Ai "segni" manifestati da Mosè egli contrappone l’antica "sapienza" dei suoi maghi. Si rifiuta di "ascoltare" il linguaggio di Dio, anzi provoca per orgoglio e quasi senza saperlo, una progressiva "escalation" che si arresterà solo davanti alla tragica evidenza di una strage.
Dio agisce nella Natura e anche per mezzo di essa manifesta il Suo volere ma oggi come allora gli uomini non ascoltano, induriscono il cuore perfino davanti a tante devastazioni climatiche, catastrofi e terremoti. La nostra "scienza" si è evoluta dal tempo dei maghi e degli oroscopi cui si affidava il re d'Egitto ma resta come allora sempre più incapace di “leggere nel profondo" certi accadimenti che scuotono il pianeta. I “segni” divini vengono banalizzati a "eventi naturali" prodotti dal mancato rispetto di precise precauzioni scientifiche. E ancor oggi sembra non esserci "peggior sordo di chi non vuol sentire".
Capita così anche nel corso dell'esperienza quotidiana di ciascun uomo. Spesso anche noi ci facciamo "sordi" rifiutandoci di considerare certi “segnali” o accadimenti (nulla è "per caso") nella nostra vita per non dover cambiare, quasi timorosi di fidarci, semplicemente di "ascoltare" o accogliere in noi l'affettuosa correzione di un Padre che sembra "castigarci" sì (talora anche fino alle estreme conseguenze...) ma solo per salvarci da noi stessi: solo e soltanto per Amore. _

venerdì 23 marzo 2018




Es 6


Dio mi ama a tal punto da rivelarmi il Suo Nome impronunciabile JHWH... “Io Sono”, un nome che è anche un contenuto che rimanda ad una silente profondità interiore ove Lui è in me e con me. Il Nome stesso è un atto di Amore nei miei confronti, stabilendo tra me e Lui (e tra me e me stesso...) una intimità senza confini al punto che solo la mia Fede può generare il miracolo. Ogni altro nome non è che un filosofico ed umano concetto che identifica una distanza ove qui si afferma invece una sostanziale identità trinitaria. A nessun altro popolo è rivelato questo se non a chi ascolta e in Lui confida avendo circonciso il cuore. Come posso dunque sentirmi incapace o indegno di testimoniare la Sua Parola se Lui stesso mi fa degno assimilandomi a Lui? Basterà solo che io circoncida il mio cuore e le mie orecchie perché null’altro suono confonda l’anima e nessun’altra attrazione la distolga. Pure, anche se ciò accadesse, Egli non cessa di inviarmi... Mosè con tutti i suoi dubbi, il popolo con tutta la sua ottusa incredulità... Salvati da un Amore infinito e da un disegno che attraversa innumerevoli generazioni e destinato a compiersi nonostante tutto e tutti... Nonostante me stesso... “Vedi io faccio di te un dio per il Faraone...” (Es. 7,1).

venerdì 16 marzo 2018




Es 5


"Dopo, Mosè e Aronne vennero dal Faraone e gli annunziarono: "Dice il Signore, il Dio d`Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!". Il faraone rispose: "Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce per lasciar partire Israele? Non conosco il Signore e neppure lascerò partire Israele!". (v. 1-2)
Il mondo di oggi non sembra in apparenza quello del Faraone. Non c’è un dittatore che impone lavoro e schiavitù (almeno non dalle nostre parti...), pure è come fosse presente nel cuore di ciascuno. Il che è molto peggio. Si lavora sempre, si lavora anche di domenica (il giorno di preghiera e di “deserto” da dedicare al Signore). La produzione e il profitto sembrano considerarsi come valori primari e la preghiera un’attività inutile, quasi da perditempo, vecchie signorine, preti e fannulloni. Non è dunque così diverso... E le conseguenze si manifestano sotto forma di una decadenza morale e sociale che sempre più spesso sfocia in violenza verso se stessi o verso gli altri. Come scriveva anni fa un noto cantautore e poeta italiano... “per strada tante facce non hanno un bel colore...” (F. De André). Per questo è importante un’inversione di tendenza. Il nulla etico che attraversa ogni coscienza (e anche la nostra quando preghiamo poco, in modo superficiale e distratto o non preghiamo affatto) provocandone fragilità e disturbi non deriva altro che da un’errato uso del tempo che ci è concesso in questa vita. Perché alla fine è pur sempre con Lui e con noi stessi che faremo i conti di un tragitto al momento per nulla positivo. Davvero “senza di Lui non possiamo fare nulla...”.

domenica 11 marzo 2018




Gen 41 - 43


Misericordia di Dio (Gen. 43,14) viene dall’ebraico “rahamim” (plurale di “rehem”). Indica il grembo, le viscere materne. Il che ci fa capire in profondità quanto Dio ci ama e tutta la qualità (il come) del Suo Amore.
Nella vicenda narrata non si può non restare colpiti riflettendo sul metodo con cui Dio corregge e converte.
Non rimproveri esternati, né violenze... Piuttosto “segni” e “castighi” (“rendere casto”, un significato molto diverso dal nostro distorto modo di intendere…) che inducono con maieutica naturalezza un rimorso interiore così che il “castigato” non obbedisca per paura ma abbia per dono del Padre, la possibilità di trasfigurare se stesso in creatura nuova.
Tale è la Misericordia di Dio verso i suoi figli. Per cui sempre Benedetto sia il Suo Nome!…

venerdì 9 marzo 2018




Gen 37-40


La prima parte della storia di Giuseppe qui contenuta e anche la vicenda di Giuda e della nuora-prostituta Tamar fa riflettere sulla grande importanza che l’integrità morale, la purezza e la sincerità dei comportamenti rivestono nel contesto della Parola di Dio. Il Giusto attraversa spesso prove infauste e pericolose “seduzioni” ma egli non può e non deve fare a meno di essere se stesso, quali che siano le circostanze. In un certo senso egli “attraversa” gli avvenimenti e la Storia proprio come Gesù, quasi senza tener conto degli arbitri che la caratterizzano. Non c’è mutevolezza o dispersione nella vicenda del giusto ma un umile rigore che non proviene da artificiali quanto timorose osservanze legali ma dalla natura stessa di un essere incontaminato e intriso di giustizia perché fidente in Dio. La Sua Parola riveste come un abito il comportamento quotidiano in un modo che oggi appare sorprendente solo nella misura in cui il nostro tempo si è allontanato da Lui. A questa originaria semplicità nella giustizia deve tendere dunque anche il nostro personale cammino di conversione. Assimilare il Giusto per rivestirci della sua integrità. Altro non è che il Regno di Dio, già presente in ciascuno di noi. Vera liberazione non più soggetta ai capricci degli eventi e all’ambiguità delle folle ma autentica Pace nella Verità.

martedì 6 marzo 2018




Gen 35


Il popolo si purifica prima di costruire a Betel l’altare di Dio. Gli idoli vengono sepolti. Si va verso una vita rinnovata. Così occorre che anche noi seppelliamo una volta per tutte i nostri “idoli” ma prima di tutto occorre che li riconosciamo in noi stessi per potercene separare. Esame di coscienza, conversione permanente... Niente altro che questo per non rischiare ogni giorno nuove dolorose cadute. Cuore e fondamento del Sacramento della Riconciliazione. E’ questa “purificazione” a seminare il terrore nei popoli circostanti: questa “de-cisione” ci rende santi nella misura in cui ci fa “altri” da noi stessi, allontana anche ogni angoscia e inquietudine, sbaraglia i nostri demoni interiori, genera, nel cuore che aspira alla purificazione, il Regno di Dio aprendo a ciascuno la via verso la “terra promessa”.

mercoledì 14 febbraio 2018




Gen 33


“Sono venuto alla tua presenza come si viene alla presenza di Dio...”.
Come non soffermarsi e meditare “nella Verità” su questa Parola che anticipa il cuore stesso del messaggio cristiano?… Davvero, il Volto di Dio si specchia e manifesta nei fratelli!… Ma quante volte, distratti da eventi e colloqui banali, siamo davvero in grado di riconoscere e applicare “in concreto” (nella vita di tutti giorni perché diventi “Vita”…) questa Verità? Raramente il nostro sguardo coglie la Realtà che sta dietro le cose…
Come dirà San Paolo “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa…” (1Cor 13,12) così che il nostro incontro con l’altro non riesce quasi mai a percepire il “punto di vista” di Dio. Scorgiamo solo persone e contraddittori ove Lui “vede” invece figli e anime ferite…
E’ necessario cambiare “ottica”. Per mezzo di una preghiera ”vissuta” giorno per giorno, di una relazione costante con Dio che ci aiuti a rendere “visibile l’invisibile” sostanza che anima ogni cosa. Dissipare così dai nostri occhi quelle pesanti cataratte che ci impediscono di “vedere” le persone con gli occhi del Padre.
Schiavi di fretta e sbrigative relazioni superficiali, occorre saper riprendere anzitutto il filo di un rapporto troppo bruscamente interrotto con “Colui che ci ama” perchè possiamo recuperare ​quella giusta attenzione al “sacro” che sappiamo palpitare ma stentiamo sempre a “percepire” (come farne viva esperienza) in ogni vivente.
Anime che attraversano il tempo… Compagni di viaggio che feriscono e restano feriti per inconsapevolezza del grande Mistero che tutti e ogni cosa attraversa… Questo siamo. Ed è questo il tessuto di ogni vero incontro tra fratelli. Diversamente (come putroppo piuttosto capita…) una comunicazione che non entri dagli occhi nel cuore non potrebbe che astenersi assente: “né calda né fredda”, come popolo che “onora solo con le labbra”…

martedì 30 gennaio 2018





​Gen 31


L’inganno dei capi di bestiame striati è attribuito da Giacobbe a un sogno nel quale il suggerimento proviene da Dio stesso.. Sembra quasi che la Volontà divina giustifichi la “vendetta” di Giacobbe per i maltrattamenti economici che il suocero aveva fatto subire a sua volta al genero e alle proprie stesse figlie. L'episodio fa riflettere sul fatto che Misericordia non è lasciar perdere la questione ma fare esperienza della Giustizia divina, mano paterna che corregge non con sconclusionate carezze ma proprio perché ti fa sperimentare di persona il danno che altri ha vissuto per causa tua. Se affronti con sincerità te stesso e i tuoi disordini “dall’interno”... allora veramente comprendi, e sei salvo perché “castigato”, cioè reso “casto” dal travaglio interiore che Egli ha permesso tu sperimentassi non per “punizione” (Egli rimprovera a volte - e sempre per il “tuo” bene...) ma per Amore. Una totale follia per il perverso “buonismo” dei giorni nostri ma si sa che i Suoi pensieri non sono i nostri... Per fortuna!

venerdì 26 gennaio 2018




Gen 27


Il “tranello” di Rebecca e Giacobbe nei confronti di Esaù fa pensare che la Volontà di Dio si compie in ogni modo, perfino approfittando talora delle miserie e delle truffe che gli uomini architettano tra di loro. Si tratta sì di un inganno, ma lo scopo che lo rende necessario è quello di salvaguardare la discendenza che altrimenti avrebbe compromesso la stessa Fede e le radici di tutto il popolo ebraico avendo Esaù sposato due donne ittite che lo avrebbero certamente indotto in paganesimo e idolatria. Qui il fine giustifica i mezzi ma non è Machiavelli a parlare; stranamente (ma ciò non ci sorprenda...) è Parola di Dio. Colpisce inoltre il valore assoluto che gli antichi attribuivano alla parola data. La benedizione di Isacco, pur essendo estorta è tuttavia irrevocabile giacché pronunciata una volta per tutte. L’artefice della scena è Rebecca che guida la famiglia, la discendenza e conseguentemente tutto il popolo ebraico con Sapienza divina. Vera dignità della donna che non “comanda" ma sa “guidare” dietro le quinte con umiltà ma con altrettanta sapiente e scaltra determinazione... Non per se stessa o per oscuri propositi (come si farebbe e si fa spesso al giorno d'oggi) ma per amore di "quel" figlio prescelto che incarna la predilezione divina. Ieri come oggi Dio scrive anche sulle righe storte della storia e attraverso apparenti contraddizioni tesse, la trama di un grande disegno.

martedì 16 gennaio 2018




Gen 26


L’obbedienza a Dio genera benedizione...
Isacco scava molti pozzi nel territorio di Gerar prima di quello che non sarà turato o contestato dai Filistei che abitavano la regione. Consideriamo dunque che nella ricerca di ciò che è bene non bisogna scoraggiarsi per le opposizioni (che in verità sono soltanto "prove") ma insistere con incrollabile fiducia fino al realizzarsi dell’impresa. Quest'ultima realizzazione è Volontà Divina. Proprio essa infatti non fallisce quando invece i precedenti tentativi si rivelano vie umane ad Essa non conformi. Ciò che conta è dunque la nostra perseveranza nella ricerca del volere divino. In realtà, quando parliamo di fallimenti è solo di noi stessi che ci preoccupiamo. Ci scoraggiamo e precipitiamo in innumerevoli angosce solo perché abbiamo dimenticato di guardare "oltre" e che l'unico senso della vita di ogni uomo o essere vivente è riposto nel compiere la Sua Volontà con santa e perseverante testardaggine, questo sì ma anche con la più chiara consapevolezza che tutto ciò che pensiamo di aver realizzato nulla o ben poco ha a che fare con la fragilità di un servo tanto più inutile quanto più benedetto dal Padre.

domenica 14 gennaio 2018



Gen 24


La scelta della sposa di Isacco non è casuale. E’ importante che il popolo di Dio resti integro nei valori della tradizione e della Fede comune. Il pericolo più grave è infatti la fluidità dei rapporti che annacqua i valori e disperde nel caos ogni identità. La scelta è inoltre preceduta dalla preghiera del servo. Solo questa Presenza costante di Dio anche nelle decisioni quotidiane, è in grado di benedire ogni opera umana e garantire la conformità al Suo volere. Rebecca impersona fin dal principio, due grandi qualità: disponibilità e ospitalità. In una parola... “carità”, il segno di Dio.
Rebecca attinge al pozzo e dona acqua... segno di fecondità. Tutto si svolge in una costante lettura di segni (il servo attende infatti la donna che offre da bere...) e questo fa pensare come sia importante anche e specialmente oggi, restare in ascolto... Anche la decisione di Rebecca non è influenzata da uno sposo che non conosce ma dall’adesione al progetto di Dio che guida anche la sua storia personale ricevendone il fiducioso consenso. Preghiera, ascolto, adesione concreta e fidente alla Sua Volontà, espressa per ciascuno di noi nell'opera quotidiana di ogni giorno. Ciò che conta è la strada che Egli suggerisce al nostro spirito. Intorno solo voci e innumerevoli suggestioni che in alcun modo debbono confondere la nostra fiduciosa determinazione affinché non sia un cieco a guidare un altro cieco...

martedì 2 gennaio 2018



​Gen 22


​Abramo non ha alcuna esitazione a sacrificare in Isacco il senso stesso della sua vita. Non contesta il comando del Signore, non sottopone al proprio giudizio le incongruenze evidenti che gli sono state proposte. La sua Fede è riposta In Dio. Non è un progetto cui credere, non una ideologia ma un Padre e un Signore cui affidare tutto, così da sacrificare per Lui quanto ha di più caro. Questa Parola mi interpella: in che misura sono disponibile al servizio che Egli mi richiede? Quest’ultimo è infatti misura della mia fede. Non sono Abramo e per me la prova è rinuncia a qualche comodità in più. Tanto da lavorare in me stesso... ogni giorno cominciando da capo perché si faccia dono fecondo e si moltiplichi il talento che ho ricevuto in dono. “Sul monte il Signore provvede” così che non cessa il dolce e paterno richiamo della Sua Voce neppure oggi, su questo monte benedetto ove tra gli alberi si muove un leggero alito, come voce sottile.